Giovani e NEET: meglio o peggio del passato?

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Giovani e NEET: meglio o peggio del passato?

Viviamo in un mondo connesso, digitale, ricco d’informazioni ma alcune cose, come ad esempio le opportunità formative per i NEET e i giovani in generale, hanno difficoltà ad essere comunicate. Genny Persano, consulente responsabile dei bandi in L4V, ci offre un’appassionata analisi della situazione.

 

Alla soglia dei cinquant’anni, non avrei mai creduto di dover pronunciare il fatidico “ai miei tempi”… ma tant’è.

Non l’ho fatto per sottolineare come prima le cose funzionassero bene e adesso no, anzi, è esattamente l’opposto: “ai miei tempi” le cose funzionavano piuttosto male eppure oggi, a cambio di rotta avvenuto, alcune opportunità sembrano non vengano recepite.

Un paradosso.

Sì, perché se è vero che viviamo in un mondo digitale, dominato dalle reti sociali, dalle chimere dell’innovazione tecnologica e dell’online sempre e comunque, alcuni messaggi hanno ancora difficoltà ad arrivare a destinazione.

 

NEET, se ci siete battete un colpo

Negli ultimi mesi mi sto occupando del progetto ‘Yes, I startup’: L4V è infatti partner dell’Ente Nazionale del Microcredito, promotore dell’iniziativa, che ha come obiettivo quello di offrire una formazione gratuita in ambito aziendale a tutti quei NEET che intendono affacciarsi sul mondo dell’imprenditoria.

Cosa sono i NEET? Chi sono, vorrete dire! Si tratta di giovani (tra i 18 e 29 anni) che non studiano, non lavorano e non sono attivi nell’ambito di percorsi formativi – quelli che, in maniera forse più elegante, vengono definiti in inglese come not (engaged) in education, employment or training. NEET, appunto.

Questi giovani, ai quali vengono messe a disposizione innumerevoli opportunità e delle quali essi rimangono spesso all’oscuro, mi fanno riflettere sulla ricchezza dell’attuale offerta rispetto… “ai miei tempi”.

 

Tante sigle, un solo obiettivo

Un’offerta che si caratterizza per le tante sigle: CPI, CILO, COL… cosa sono? Si tratta di un sistema di centri operativi (nel senso che lavorano in maniera coordinata) al servizio dei giovani e degli inoccupati in generale. Ogni Regione si occupa infatti di fornire servizi di orientamento professionale e si organizza in autonomia delegando prevalentemente alle Province. Sul territorio si hanno così i CIP, centri per l’impiego, che svolgono le attività a livello provinciale su indicazioni della Regione; i CILO o COL, i centri di orientamento al lavoro che svolgono le attività a livello comunale per le varie Province. Anche soggetti privati possono erogare servizi di orientamento: agenzie per il lavoro autorizzate dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, enti di formazione, cooperative sociali, fondazioni, onlus, sindacati e associazioni di categoria.

E così si arriva ad un insieme di realtà, ad un sistema, che ha come obiettivo quello dare informazioni, orientamento al lavoro e alla formazione e che, operando nelle varie realtà territoriali più o meno ampie, offre servizi di accoglienza e d’informazione sui temi del mondo del lavoro ma soprattutto di assistenza alla persona, giovane o inoccupata, aiutandola ad elaborare un progetto di formazione, di ricerca del lavoro, di conoscenza delle proprie capacità anche nell’affrontare progetti che lo mettano in prima linea come imprenditore.

Per non parlare poi di “Informagiovani”, presente a livello comunale o provinciale, che offre ai giovani informazioni di vario genere con la tendenza a fornire quelle in aiuto ad una scelta formativa o di lavoro (stage, tirocini, formazione, università, ecc.).

 

Dati non incoraggianti

“Ai miei tempi”, l’ufficio di collocamento era l’unica alternativa a quanto sopra descritto. Che ricordi… vi si andava solo farsi apporre un timbro e l’unico “contatto” era quello col braccio di chi si trovava in fila per ottenere il timbro, altroché!

Quello che intendo dire è che oggi sono talmente tanti i punti di ascolto che non è accettabile leggere che l’Italia, è stata la maglia nera in Europa per i NEET:

«[fusion_builder_container hundred_percent=”yes” overflow=”visible”][fusion_builder_row][fusion_builder_column type=”1_1″ background_position=”left top” background_color=”” border_size=”” border_color=”” border_style=”solid” spacing=”yes” background_image=”” background_repeat=”no-repeat” padding=”” margin_top=”0px” margin_bottom=”0px” class=”” id=”” animation_type=”” animation_speed=”0.3″ animation_direction=”left” hide_on_mobile=”no” center_content=”no” min_height=”none”][nel 2017] in Italia i Neet erano il 25,7%, più di uno su quattro, contro una media europea pari al 14,3%. Dato è in crescita rispetto al 2016 e non lontano dal massimo registrato nel 2014 (26,2%)».

I dati del 2018 non sembrano molto incoraggianti.

Esiste chiaramente una certa distanza tra l’offerta e l’effettiva ricezione della stessa da parte del target di riferimento. Il mio invito per i ragazzi è quello di approfittare delle innumerevoli opportunità che vengono offerte. Per il progetto ‘Yes, I startup’ ho avuto modo di confrontarmi con gli operatori dei centri, tutte persone disponibili e in grado di ascoltarli e di orientarli… e di creare quel contatto che, evidentemente, ancora manca.

 

di Genny Persano
g.persano@l4v.it[/fusion_builder_column][/fusion_builder_row][/fusion_builder_container]

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